Il 2022 appena iniziato presenta già molte criticità che si stanno materializzando nell’attuale contesto economico-finanziario. Queste criticità ed i possibili scenari che ne conseguono rischiano di far intravedere già all’orizzonte una nuova crisi per l’intero sistema bancario.

Le Criticità

Le principali criticità sono:
l’incertezza dell’evolversi della pandemia a causa delle continue varianti del Covid-19 che si stanno manifestando;
vi è poi il rischio di una correzione disordinata ed estremamente volatile dei prezzi degli assets che portano al cosiddetto “repricing” del rischio di credito;
la necessità di ricalibrare il prezzo dei bond per allinearsi al rialzo dei tassi ufficiali e dei rendimenti;
aspettative di un andamento dell’inflazione in risalita.
L’Europa è quindi chiamata ad uscire da un lungo periodo caratterizzato da bassa inflazione e tassi d’interesse negativi, durante il quale la politica monetaria è stata ampiamente accomodante, ulteriormente potenziata dal Quantitative Easing, dai prestiti mirati e dagli interventi del Pepp per fronteggiare la pandemia, tutto ciò affiancato da politiche fiscali espansive e da un ampio ricorso all’ helicopter money (forte immissione di liquidità sul mercato).

Il ruolo delle banche

Le parole d’ordine per le banche in questo 2022 saranno dunque cautela e prudenza: la ripresa post-pandemica appare solida, ma sulla crescita economica incidono negativamente l’aumento congiunto di tassi ed inflazione.

Si tratterà di gestire un fenomeno di portata epocale: l’allentamento monetario cui occorre mettere fine è senza precedenti sia per dimensione che per durata.
Nell’eurozona i tassi negativi sono la normalità dal 2014 ed in calo addirittura dal 2011 ed il rialzo è previsto a partire dal 2023, ma nel caso in cui l’impennata dell’inflazione dovesse essere troppo ripida, sarà necessario intervenire già entro la fine di quest’anno.

Possibili scenari e ulteriori problematiche

In tutto questo periodo, la BCE ha direttamente finanziato le banche portando ad avere liquidità a livelli stratosferici con tassi negativi anche dell’uno per cento.
L’aumento di tassi ed inflazione ovviamente si rifletterà sui prezzi di bonds e sull’elevato stock di debito sia degli Stati che delle singole imprese.
Il venir meno di moratorie e garanzie pubbliche, farà emergere anche degli insoluti per prestiti e mutui, in un momento in cui si rischia anche lo scoppio di una bolla speculativa sui prezzi del settore immobiliare, che in alcuni paesi europei hanno recentemente subito un ripido aumento. Sullo sfondo restano anche altri problemi quali:
il rischio informatico che accompagna la digitalizzazione delle banche
la concorrenza del FinTech e dei sempre più diffusi cryptoassets;
l’incremento dei rischi connessi ai cambiamenti climatici;
la coda degli effetti della Brexit;
la normativa sempre più stringente per combattere il riciclaggio di denaro sporco ed il terrorismo finanziario.

Soluzioni

Certo le banche arrivano a questo 2022 problematico in buone condizioni e certamente ben attrezzate per fronteggiare e gestire tutti i suddetti rischi, vecchi e nuovi: sono ben capitalizzate, hanno cuscinetti buffer sopra i requisiti di capitale e liquidità in abbondanza, il volume dei crediti deteriorati è complessivamente calato.
Bisognerà cercare di ridurre i leveraged loans (prestiti a società medio-grandi finalizzati ad aquisizioni) ove troppo elevati, andrà ridimensionata la leva quando eccessiva e gli ulteriori crediti deteriorati pandemici dovranno essere prontamente portati alla luce e smaltiti gradualmente anziché venire accumulati sotto un tappeto fino a divenire insostenibili.
Occorrerà altresì proseguire sulla strada della riduzione dei costi fissi, ancora troppo alto in Europa rispetto alla concorrenza internazionale, riducendo filiali e personale in esubero e migliorando la redditività, elemento essenziale per difendersi contro eventuali perdite e per poter accedere ad aumenti di capitale con operazioni meno costose.